Venerdì santo

Venerdì santo

E’ Venerdì santo! Non so Gesù, se questo giorno oggi è per te o per me. Sono ai piedi della tua croce! Sento scorrere dentro di me anni di situazioni, di eventi, di errori e di peccati. Oggi sono cambiato come l’acqua in vino. Mi sento un pezzo di pane avanzato nelle ceste della tua grazia. Mi sento un ferro arrugginito attirato dalla calamita dei tuoi occhi. Mi sento quella mollica caduta dalla mensa dei miei fratelli nel sacerdozio. Me la divoro! Me la digerisco! E’ tutta per me quella mollica spezzata e buttata nelle cerimonie sterili della messa. Siamo rimasti fermi ai riti, il vangelo non è ancora la nostra vita. Sacramenti riti e non di vita. Sono quella Miseria gettata dalle scale del tempio, per gustare l’abbraccio della tua Misericordia. Sono quel cieco, pur non nato, divenuto tale per la cecità del mio orgoglio. Sono quel mantello a terra per accoglierti nell’entrata della mia casa. Sono quel ramo d’ulivo nella Mesopotamia della pace. Sono quel ramo di palma, corpo della tua immortalità. Sono quel pezzente di Gerico sollevato e curato dai miei confratelli emarginati. Sono quel cieco alla piscina di Siloe, ciechi dalla nascita siamo anche noi, tuffato nella vasca per essere annoverato di nuovo nel cenacolo della chiesa. Sono, infine, quel centurione a gridare grazie, perché Tu Dio non ti sei mai separato da me.

Paolo Turturro

www.dipingilapace.it

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