Vieni a illuminare i nostri giorni
di nuova e splendida creazione.
Scendi a sostenere i nostri popoli
che fuggono verso la libertà.
Accalda i nostri cuori,
in queste notti invernali
di dubbi e di perplessità,
per ardere della tua vera pace.
Accompagnaci a nascere a Betlemme,
nel paese del vero pane,
della vera eucaristia,
fornace dove tutti possono sfamarsi di Dio.
La tua nascita
ci tocchi il cuore
a rendere trasparente la nostra vita
di pace e di serenità.
Esercita sulla mia mente
un fascino tale
da innamorami di te.
Nella tua culla
che io pensi come te,
che io ami come te,
che io agisca come te.
Nella tua culla
che io ami la piccolezza di Dio,
che io veda l’Essenziale,
che io veda l’Ineffabile,
che io veda l’Irraggiungibile
fatto Povertà.
M’infiammi la tua stalla
di vera libertà.
Che io mi spogli
di successi,
di case e di denaro.
Che io mi vesta
se non dello stupore
della tua grazia.
Concedimi,
in questa notte stellata di angeli,
la gioia della comunione
con i popoli
di ogni razza e religione.
Questa è la bianca tunica
che mi accalderà
di innocenza e di saggezza.
Inondami di tristezza
ogni volta che il mio orgoglio
m’isoli dagli altri
e mi gonfi
di distacco
e di superiorità dai veri poveri,
tuoi veri amici.
Che io pensi come te Bambino.
Che io m’innamori
della tua innocenza,
della tua semplicità,
del tuo essere Piccolo Dio
nelle mie mani.
Dio, libero sulla paglia,
infondi in me la passione
per l’amore verso tuo PADRE,
per la Tua Grande Verità,
di farci figli del Divino.
Impediscimi di parlare di te,
quando io ti tenga assente in me,
quando io non ti consulto,
non ti canto
e non ti adoro.
In questa stalla
dell’Assoluto
dammi l’ardore di cercarti
nello squallore
del vuoto di questa dimora,
dove tu hai scelto di nascere.
Spogliami, su questo fieno,
dalla mia presunzione
e dalla mia arroganza
di capire tutto su Dio.
Spogliami della vesta d’acciaio
di giudicare persino Dio
che perdona tutti,
donne divorziate e ferite di aborto.
Che io sia docile
con me stesso e con gli altri.
Che io non impugni lo scettro
della durezza e del rigore
per perdonarmi e perdonare.
Che io in questa stalla,
non consideri i miei panni sporchi
ma sola la bellezza
della tua grazia che ci fa tutti santi,
noi pellegrini, come i Magi,
a cercare nella cometa
il Dio Bambino.
Che io legga l’Essenziale
con gli occhi innocenti
della tua assoluta povertà.
Che io contempli te,
Piccolo Onnipotente,
nel silenzio della notte di Dio.
In questa notte dell’amore
che io abbracci tua Madre,
che io possa confidarmi con Lei.
Quando poi
salirò ancora sul patibolo
dei giorni tristi
che io possa trovare riposo
sulle sue spalle.
Lei, come per Te,
mi stringerà al suo cuore
e Tu,
grazie al suo grembo,
nascerai in me
e io sarò per sempre
il tuo Natale.
Paolo Turturro