Vieni Gesù

_galaxia_04083637Vieni a illuminare i nostri giorni

di nuova e splendida creazione.

 

Scendi a sostenere i nostri popoli

che fuggono verso la libertà.

 

Accalda i nostri cuori,

in queste notti invernali

di dubbi e di perplessità,

per ardere della tua vera pace.

 

Accompagnaci a nascere a Betlemme,

nel paese del vero pane,

della vera eucaristia,

fornace dove tutti possono sfamarsi di Dio.

 

 

 

La tua nascita

ci tocchi il cuore

a rendere trasparente la nostra vita

di pace e  di serenità.

 

Esercita sulla mia mente

un fascino tale

da innamorami di te.

 

Nella tua culla

che io pensi come te,

che io ami come te,

che io agisca come te.

 

Nella tua culla

che io ami la piccolezza di Dio,

che io veda l’Essenziale,

che io veda l’Ineffabile,

che io veda l’Irraggiungibile

fatto Povertà.

 

M’infiammi la tua stalla

di vera libertà.

Che io mi spogli

di successi,

di case e di denaro.

Che io mi vesta

se non dello stupore

della tua  grazia.

 

Concedimi,

in questa notte stellata di angeli,

la gioia della comunione

con i popoli

di ogni razza e religione.

Questa è la bianca tunica

che mi accalderà

di innocenza e di saggezza.

 

 

Inondami di tristezza

ogni volta che il mio orgoglio

m’isoli dagli altri

e mi gonfi

di distacco

e di superiorità dai veri poveri,

tuoi veri amici.

 

Che io pensi come te Bambino.

Che io m’innamori

della tua innocenza,

della tua semplicità,

del tuo essere Piccolo Dio

nelle mie mani.

 

Dio, libero sulla paglia,

infondi in  me la passione

per l’amore verso tuo PADRE,

per la Tua Grande Verità,

di farci figli del Divino.

 

Impediscimi di parlare di te,

quando io ti tenga assente in me,

quando io non ti consulto,

non ti canto

e non ti adoro.

 

In questa stalla

dell’Assoluto

dammi l’ardore di cercarti

nello squallore

del vuoto di questa dimora,

dove tu hai scelto di nascere.

 

 

Spogliami, su questo fieno,

dalla mia presunzione

e dalla mia arroganza

di capire tutto su Dio.

Spogliami della vesta d’acciaio

di giudicare persino Dio

che perdona tutti,

donne divorziate e ferite di aborto.

 

Che io sia docile

con me stesso e con gli altri.

Che io non impugni lo scettro

della durezza e del rigore

per perdonarmi e perdonare.

 

Che io in questa stalla,

non consideri i miei panni sporchi

ma sola la bellezza

della tua grazia che ci fa tutti santi,

noi pellegrini, come i Magi,

a cercare nella cometa

il Dio Bambino.

 

 

Che io legga l’Essenziale

con gli occhi innocenti

della tua assoluta povertà.

 

 

Che io contempli te,

Piccolo Onnipotente,

nel silenzio della notte di Dio.

In questa notte dell’amore

che io abbracci tua Madre,

che io possa confidarmi con Lei.

 

 

Quando poi

salirò ancora sul patibolo

dei giorni tristi

che io possa trovare riposo

sulle sue spalle.

Lei, come per Te,

mi stringerà al suo cuore

e Tu,

grazie al suo grembo,

nascerai in me

 e io sarò per sempre

il tuo Natale.

 

Paolo Turturro

 

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